Wednesday 14 October 2020

ALLA RICERCA DEL PRINCIPE DRACULA: Storia della Patologia Forense

Ciao lettrici e lettori!
È tempo della mia tappa del blog tour di "Alla Ricerca del Principe Dracula". Questa volta vi parlerò della storia della patologia forense che non potrebbe essere più in tema visto che in questo libro i nostri due protagonisti si ritrovano in una scuola per approfondire le loro conoscenze in campo.
La medicina legale mi ha sempre affascinato e in un universo parallelo avrei potuto scegliere di studiarla se avessi avuto più stomaco, diciamo che preferisco leggere di questi argomenti nei libri ma non vederli nella realtà.

Iniziamo! Cos'è la patologia forense
È lo studio che si concentra sulla determinazione della causa della morte esaminando un cadavere. Un post mortem viene eseguita da un medico legale.


Si tratta di una disciplina molto antica e, seppure in modo più arcaico, è possibile trovarla già nell'antico Egitto. Infatti gli egizi avevano importanti conoscenze anatomiche per via della loro pratica di imbalsamazione, ma la prima dissezione nota avvenne nel V secolo a.C. nell'antica Grecia.
Anche nell'antica Roma la pratica era conosciuta, infatti, il medico Antistio esaminò il cadavere di Giulio Cesare, individuando le pugnalate inflitte.

Successivamente negli anni a venire la scienza fa dei grossi passi in avanti e si cominciano a diffondere diversi trattati che hanno contribuito alle conoscenze attuali, tra cui possiamo trovare: De Humani Corporis Fabrica di Andreas van Wesel (1543), Trattato di medicina legale di Filippo Ingrassia (1566),  De Relationibus Medicorum Libri Quator di Fortunato Fedele (1602) e Quaestiones Medico-Legales  di Paolo Zacchia(1621-1651).

Nel 1761, Giovanni Battista Morgagni scrive De Sedibus et Causis Morborum per Anatomen Indagatis che è considerato uno dei testi più significativi della medicina, con quest'ultimo si potrebbe dire che nasce la medicina moderna. 
In seguito si delinea in modo compiuto la dissezione delle vittime di atti criminali. Fioriscono, nei secoli successivi, gli studi in materia. Si sperimentano diverse tecniche settori e, si affinano differenti approcci analitici, si studiano specifici fenomeni post mortali.



A Parigi, Ambroise Tardieu (1818-1879) e Paul Brouardel (1837-1906) si dedicano allo studio dei segni che il soffocamento e l’impiccagione lasciano sui cadaveri. A Lione, il patologo forense e criminologo Alexandre Lacassagne (1843-1924) è impegnato, tra l’altro, nell’osservazione sistematica dei fenomeni trasformativi che intervengono nel corpo umano dopo il decesso (rigor mortis, l’irrigidimento postmortale dei muscoli; livor mortis, l’insorgere delle macchie ipostatiche sulle zone declivi del corpo; il frigor mortis, il raffreddamento del corpo, tendenzialmente portato ad adeguarsi alla temperatura dell’ambiente in cui si trova).
Verso la metà del XIX secolo, Alfred Swaine Taylor (1806-1880), patologo formatosi a Parigi, riceve l’incarico di insegnare medicina legale a Londra. Introduce una nuova prospettiva di analisi delle morti violente, elaborata in diversi studi particolarmente rigorosi e documentati.

Per quanto riguarda l’Italia, nel 1897, il medico e criminologo Cesare Lombroso (1835-1909) fonda l’Associazione Italiana di Medicina Legale, impegnata nel promuovere lo sviluppo della ricerca medica nella peculiare prospettiva delle sue possibili applicazioni forensi.

Ho ritenuto particolarmente interessante anche inserire i tre fondamentali livelli di esame autoptico, che sono:

  • completo: prevede un esame esteso all’intero corpo;
  • limitato: esclude alcune parti del corpo (in genere, la testa);
  • selettivo: concentra l’esame solo su determinati organi.

Tre anche le fasi operative dell’autopsia:

  • esame esterno;
  • dissezione;
  • esami successivi su campione.


Per oggi abbiamo concluso, fatemi sapere se avete trovato l'articolo interessante! Ci tengo a sottolineare che non sono assolutamente un'esperta, in quanto architetto mi sento più a mio agio a farvi una lezione in storia dell'architettura quindi tenete presente che tutto quello che so lo devo al web.

A presto,
Erika.

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