Buongiorno amic* lettor*!
Oggi vi porto una recensione per cui ho sudato ben sette camice per scrivere. Speriamo che almeno vi piaccia! 😂
Autore: T.J. Klune
Data d'uscita: 13 luglio 2021
Numero di pagine: 348
Serie: Autoconclusivo
Editore: Mondadori
Prezzo: 18€
Trama: Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli "normali", siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile. Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell'ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un'isola remota, Marsyas, e stabilire se l'orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull'isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto. Un'incantevole storia d'amore ambientata in una realtà fantastica, meravigliosamente narrata, su cosa significhi accorgersi che, a volte, si può scegliere la vita che si vuole. E, se si è abbastanza fortunati, magari quella vita ci sceglie a sua volta.
Premessa:
Prima di iniziare la recensione sento la necessità di fare una premessa, in quanto il libro a giugno è stato molto commentato nella comunità per affermazioni dell'autore che hanno offeso la sensibilità di molti. Questa premessa non serve ad imporvi la mia opinione sulla questione, infatti ho deciso di non menzionarla neanche, ma solo a farvi conoscere i fatti, perché ritengo che ognuno deve potersi informare sulla situazione e prendere consapevolmente una decisione su cosa pensare.
A giugno in un podcast l'autore ha detto:
"It remained fuzzy until I stumbled across the Sixties Scoop, something I’d never heard of before, something I’d never been taught in school (I’m American, by the way). In Canada, beginning in the 1950s and continuing through the 1980s, indigenous children were taken from their homes and families and placed into government-sanctioned facilities, such as residential schools. The goal was for primarily white, middle-class families across Canada, the US, and even Europe—to adopt these children. It’s estimated that over 20,000 indigenous children were taken, and it wasn’t until 2017 that the families of those affected reached a financial settlement with the Canadian government totaling over eight hundred million dollars.
I didn’t want to co-opt, you know, a history that wasn’t mine. I’m a cis white dude, so I can’t ever really go through something like what those children had to go through.
So I sat down and I was like, I’m just going to write this as a fantasy."
Per riassumere in italiano (anche se vi invito ad informarmi su internet sulla vicenda realmente accaduta): Lo scrittore mentre cercava ispirazione per il romanzo ha scoperto la storia 'Sixties Scoop', la politica promossa dal governo canadese per cui toglievano i bambini dai popoli indigeni per metterli in scuole create dai bianchi, dove veniva completamente cancellata la loro identità. L'autore non ha mai pensato di raccontare questa storia non sua, perché essendo un uomo bianco non può neanche immaginarsi tutto il dolore provato da quei bambini e dalle loro famiglie e quindi ha deciso di scriverci un fantasy.
L'intenzione di Klune non era di appropriarsi del dolore di altri, ma molte persone hanno criticato queste parole, dicendo che anche se non era sua intenzione è quello che ha fatto. Che si è appropriato di un dolore non suo e che ha voluto trasformare il tutto in una storia buonista, dove sembra che queste case facciano del bene, mentre in realtà sono state luoghi di atrocità tremende.
Altre persone, anche indigene che hanno letto il romanzo, hanno invece molto apprezzato la storia di Klune e non ne capiscono le critiche.
Questi sono i due pensieri che riguardano il romanzo. Ripeto, non ho voluto mettere questa parte per criticare l'autore e neanche dirvi cosa fare, ma solo per farvi capire la polemica dietro al romanzo, in modo che ognuno di voi possa scegliere liberamente se supportare il libro o meno.
Recensione:
Voto: 4 stelle!
Sono stata davanti a questa pagina bianca per ore e giorni, con zero parole in testa di come poter parlare di questo libro. Non perché non mi sia piaciuto, anzi proprio il contrario. Ma è uno di quei tanti libri che posso descrivere con solo una parola, cioè carino. Mia madre mi disereda se descrivo ancora qualcosa con questo termine, ma nella mia testa è una categoria a parte. Con il termine carino descrivo qualcosa che mi piace, ma non mi fa impazzire. Che è bello, ma non eccezionale.
E' il primo libro che leggo di Klune e dopo questo leggerò decisamente altri suoi libri. Uno stile semplice, che va dritto al punto e che ti coinvolge fin dal primo momento.
Punto focale della storia sono i personaggi. Protagonista è Linus, un assistente sociale che viene incaricato di un compito speciale dal dipartimento della magia minorile per cui lavora. E' un personaggio bonario, che si presenta al lettore come qualcuno di buono, che tiene ai bambini, ma che allo stesso tempo è distaccato, mette il suo lavoro al primo posto, forse neanche volendo farlo realmente. Andando avanti nella narrazione capiamo meglio la sua solitudine e la sua voglia di affezionarsi, anche se viene bloccata da quello che pensa sia giusto.
Il compito che gli viene assegnato lo porta all’orfanotrofio di Marsyas e alla conoscenza dei suoi abitanti. Partendo dal direttore del luogo, Arthur, passando ai piccoli abitanti dell'isola, sono tutti personaggi interessanti che aiutano Linus a capire chi vuole essere nella vita. Mi sono piaciuti molto tutti, anche se ho un debole per Lucy, ma li ho trovati meno caratterizzati rispetto al protagonista. Forse si deve al fatto che il libro è narrato dal punto di vista dell'assistente sociale e questo ci ha impedito di entrare del tutto nei pensieri degli altri e poterne avere una caratterizzazione a trecento sessanta gradi.
E' un libro davvero dolce che è riuscito più di una volta ad emozionarmi, soprattutto grazie al trope della found family, che è uno dei miei preferiti di sempre. Adoro leggere di persone così diverse tra di loro che nel dolore e l'abbandono riescono a formare una famiglia.
La narrazione è abbastanza semplice, senza niente di troppo eclatante. Il finale mi è piaciuto, anche se potrebbe sembrare troppo semplificato o utopico, ma siamo in un fantasy ed è bello poter credere che il bene possa vincere facilmente e che le persone possano ritrovare la bontà in loro.
La casa sul mare celeste è un libro dolce, che sembra ti avvolga come una coperta di lana in inverno, con un gruppo di personaggi che riuscirà a prendere un posto nel cuore dei lettori.
- Camilla
Questo libro sembra adorabile! Normalmente non sono attratta da romanzi con trame del genere, ma T.J. Klune è riuscito a creare l'eccezione ahah
ReplyDeleteE' un libro davvero dolce! Io non avevo mai letto niente di Klune, ma rimedierò sicuramente!
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