Buongiorno amic* lettor*!
Domani è dicembre, il mese della fatidica domanda: hai finito la reading challange di Goodreads?
Ma oggi siamo ancora a novembre e quindi parliamo dei libri che abbiamo letto questo mese.
CAMILLA
Mi aspettavo veramente poco da questo romanzo e invece mi è particolarmente piaciuto. La Zapata si distacca un pochino dal suo solito genere perché When Gracie Met the Grump è un paranormal romance (sono presenti dei supereroi), ma non vi preoccupate perché la parte fondamentale rimane sempre la storia d’amore. E ci sono come sempre i trope che piacciono alla scrittrice: slow burn, grumpy male character e age gap (anche se qui solo di 5 anni). La prima metà è più lenta sul lato romance, che inizia a diventare fondamentale solo nella seconda parte. La coppia mi è molto piaciuta, sia nella dinamica che nel rapporto tra i due. C’è sempre un primo momento di distacco e disaccordo, per poi far crescere da lì un’amicizia che porti a qualcosa di più. L’elemento paranormale è presente, ma non preponderante. Sembra più una caratteristica del personaggio maschile, che parte centrale della trama. Per le vibes il romanzo mi ha ricordato la Lux series della Armentrout. Lui personaggio un po’ scontroso all’inizio, lei che anche se è quella “debole” vuole proteggere lui a tutti i costi. Uno dei punti deboli del libro, secondo me, riguarda le problematiche dei personaggi. Come in ogni romance ognuno dei due ha un passato con segreti e problemi. La scrittrice questa volta ha scelto degli argomenti molto importanti e non sempre è riuscita a gestirli al meglio. Negli altri romanzi erano segreti come un ex famoso o problemi di famiglia. Qualcosa che era si importante, ma che poteva diventare di sottofondo andando avanti nella narrazione. Al contrario qui per l’importanza e la complessità non si poteva metterli sullo sfondo e trasformarli quasi in una barzelletta. Alcuni elementi potevano essere approfonditi o trattati con più importanza. Il finale carino, ma volevo di più. Da metà romanzo si continua a far riferimento ad una cosa e mi sarebbe piaciuto poter avere almeno una scena in prima persona di questo. Comunque la coppia, che è il centro della storia, mi è molto piaciuta. Ho riso, mi sono commossa e ho avuto anche gli occhi a cuoricino.
HO AMATO QUESTO LIBRO!
Fin dalle prime pagine mi sono trovata incantata dalla storia, che andando avanti è solo migliorata. Kiva, la nostra protagonista, è la guaritrice della prigione di Zalindov, dove è incarcerata da ben dieci anni solo perché il padre era stato accusato di favoreggiamento nei confronti dei ribelli. La vita della ragazza cambia drasticamente quando alla prigione arriva la regina dei ribelli e sarà suo compito tenerla in vita a qualsiasi costo. Ho trovato la storia molto solida e mi ha ricordato per vari momenti Throne of Glass. Non per i personaggi perché Kiva e Aelin non possono essere più diverse, ma per le ambientazioni come la prigione e un torneo per sopravvivere e avere la libertà. Mi è proprio piaciuto il ritmo che la scrittrice ha tenuto per tutto il romanzo, non annoiandoti mai. Essendo pienamente nel target YA certe volte si è trattenuta o ha accennato a vari temi senza dirli direttamente, se in altri romanzi avrei preferito una spinta più sul dark, qui mi è piaciuta la linea sottile che la Noni ha scelto di tenere. Per quanto riguarda il world-building viene accennato il mondo, ma il centro focale della vita della protagonista è Zalindov e come tale diventa il centro anche del mondo di chi legge. Dai dettagli detti con delle conversazioni si capiscono alcuni elementi, ma è ancora tutto da approfondire. Kiva è un personaggio molto dolce, che anche nel momento di difficoltà riesce a tirarsi su e che farebbe di tutto per aiutare chiunque, che sia amico o nemico. I due legami fondamentali che ha sono con Jared e Tripp. Jared è un nuovo carcerato che è subito invaghito dalla guaritrice. Ho letto tante recensioni definire il loro rapporto come insta love, ma per me non lo è. Lui è interessato a lei fin dal primo momento? Assolutamente si, ma non per questo i due sono innamorati. Il personaggio mi è piaciuto, per il sostegno che da alla ragazza e ho trovato i due molto carini insieme.Tripp è un bambino prigioniero a cui Kiva è particolarmente legata e per me ha totalmente rubato la scena. È proprio un cucciolo da proteggere e più di una volta mi ha fatto venire voglia di abbracciarlo o di farmi un bel piantino. Il rapporto con Kiva è meraviglioso e ti emoziona proprio vedere queste due persone che anche nel loro peggior momento si sono incontrare, a volte sembrano fratello/sorella e altre quasi mamma/figlio. Se succede qualcosa al bambino i miei avvocati si faranno sentire Lynette Noni! Il libro è anche riuscito a stupirmi. Qualcosina avevo indovinato, ma uno dei due grandi plot twist non me lo aspettavo. Il finale è una bomba, c’è un plot twist, ma allo stesso tempo ti da la sensazione della calma prima della tempesta. Non vedrai l’ora di iniziare il seguito!
Appena ho iniziato questo libro pensavo di aver commesso un’errore madornale. Avevo letto recensioni entusiaste, ma ultimamente trovo i miei gusti non conformi a quello che va molto sui social. Ho scelto di leggerlo perché il trope del single parent è il mio punto debole, però alla prima interazione tra i due volevo già abbandonare la nave. Non avendo mai provato un’attrazione immediata per qualcun*, per me è davvero difficile capire se queste cose succedano veramente. Cioè è veramente possibile provare tutti questi sentimenti per una persona che hai appena conosciuto? Io ho trovato il tutto un po’ esagerato e questa premessa non mi ha fatto ben sperare per il seguito… e invece poi mi è piaciuto tantissimo! L’ho continuato perché lo avevo comprato e lo stile della Score mi piace e così da un momento sono passata ad alzare gli occhi al cielo a leggere centocinquanta pagine una dietro l’altra. Dopo il primo incontro la scrittrice concede ai personaggi il tempo per conoscersi e non fa scoppiare subito la passione, cosa che mi ha portato ad apprezzare sia Naomi che Knox. Inoltre ho adorato il rapporto tra Naomi e la nipote, mettetemi un* bambin*/ragazzin* nel giusto modo nella storia e per me il romanzo ha già vinto. È una storia con anche una bella dose di dramma e la scrittrice lo mette in chiaro fin da subito, così che anche le scene eccessive risultino perfettamente lineari al resto. C’è stato un inizio un po’ burrascoso tra me e questo romanzo, ma poi me ne sono completamente innamorata e non vedo l’ora di leggere le storie degli altri personaggi.
Questo secondo volume mi è piaciuto quanto il primo. La storia si amplia, sia nel mondo, che nei personaggi. Kiva è finalmente fuori di prigione e come lei chi legge si trova a fare la conoscenza di nuove informazioni e nuove persone. Per quanto riguarda il mondo non è niente di totalmente innovativo, ma nella sua semplicità ha una buona stabilità. Il vero punto all’occhiello, però, è il nuovo cast del romanzo. Tutti i personaggi nuovi sono ben delineati e riescono a catturare l’attenzione di chi legge. Tra questi quello che spicca di più è Caldon, il cugino di Jared, che riesce ad introdursi nella vita della protagonista. Non vi preoccupate, non c’è nessun triangolo amoroso, infatti il rapporto tra i due è di profonda amicizia. Per dare spazio al nuovo cast sono stati messi meno in luce Jared e Tripp. Di questo mi è un po’ dispiaciuto, perché primo la storia d’amore ha subito quasi un arresto e nessun sviluppo conoscitivo e secondo io amo il rapporto tra Kiva e Tripp e mi è dispiaciuto non poterlo vedere tanto in questo secondo volume. Al centro della storia c’è Kiva e la scelta che deve prendere: da che parte deciderà di schierarsi? Se di principio posso capire il motivo della sua indecisione avrei preferito un approfondimento maggiore sui suoi pensieri, perché Kiva non dice mai direttamente come mai fa quello che fa. Anche se in questo volume ho trovato più difetti rispetto al primo mi è comunque piaciuto un sacco e mi ha intrattenuto dalla prima all’ultima pagina. I finali della scrittrice mi ricordano molto quelli della Maas: plot twist e poi momento di calma, come un’onda che arriva a riva e che deve riprendere il suo viaggio.
Mentre avevo trovato il primo romanzo suddiviso in una parte più gioiosa e l’altra più cupa, questo secondo volume continua su quest’ultima strada. Ne capisco perfettamente la necessità e la motivazione, ma devo ammettere che mi è mancato un po’ quella solarità che avevo trovato in Wolfsong. Il primo terzo del libro è totalmente incentrato sul passato, alternando capitoli dell’adolescenza di Gordo e Mark, con capitoli riguardanti i tre anni in cui lo stregone se ne è andato da Green Creek con Joe, Carter e Kelly. Ho apprezzato molto questa scelta perché sono una persona curiosa e mi è sempre sembrato che mancasse un tassello al puzzle di Wolfsong, e l’alternanza tra le linee temporali è riuscita ad accattivarmi immediatamente. Lo stile di Klune riesce sempre a stregarmi, ma a volte l’incantesimo si spezza senza apparente ragione. Gordo mi piace come personaggio e lo apprezzo con Mark, ma certe volte sentivo la necessità di avere di più: più sentimenti, più spiegazioni su quello che provano o hanno intenzione di fare. Alcune cose successe non le ho comprese benissimo, né cosa è successo, né perché si è arrivato a quello. Per quanto riguarda l’antagonista della storia mi sembra che Ravensong abbia presentato colui che sarà il Villain, con la V maiuscola. I nostri personaggi hanno tanti problemi, ma c’è un personaggio che sta al centro. Mi ha ricordato le serie tv dove in ogni episodio settimanale c’era un mostro diverso e solo verso la fine venivi a sapere della grande mente dietro a tutto. Il mostro/antagonista di Ravensong (per continuare il paragone con le serie tv: quello settimanale) devo dire che non è riuscito ad essere incisivo, a mio parere. Quasi non ti interessa di lei, perché è molto marginale nella storia e arriva solo alla fine, solo per aggiungere altri personaggi alla scacchiera. In definitiva il romanzo mi è piaciuto, ma non l’ho amato… comunque sono molto curiosa sui prossimi due!
Devo ammettere che questo libro mi ha deluso. I piccoli difetti che avevo trovato nel secondo romanzo erano come leggere crepe su un muro che potevano essere riparate. Eppure in questo la scrittrice non ci ha messo una pezza, ma ha totalmente creato dei crateri. Appena finito il secondo ho dovuto immediatamente iniziare questo perché con un finale del genere non potevo fare altrimenti e ho divorato metà romanzo in poche ore. Poi però l’adrenalina ha cominciato a scendere, i neuroni a riattivarsi e la storia a diventare quasi noiosa e quindi sono sorte le problematiche. Ma andiamo per ordine:
- Il cast di personaggi: è troppo ampio per la scrittrice che sfortunatamente non riesce a gestirlo. Servivano totalmente anche altri punti di vista. Per la metà del tempo chi legge si chiede che cosa stia pensando un personaggio o perché si comporti così. Se nel primo e nel secondo potevo capire la scelta dell’unico pov, in questo ha completamente bloccato la narrazione.
- Kiva: ragazza mia, sveglia! Già nel secondo certe volte avevo messo in dubbio alcune sue scelte, ma in questo abbiamo toccato il fondo. Quello che fa non ha senso. Mi ha specialmente fatto arrabbiare una scena, che per me ha pregiudicato l'intero percorso del personaggio.
- La storia d’amore: ormai si è completamente arenata. Se nel secondo riuscivo ancora a provare qualcosa per loro, in questo l’effetto del primo volume è scemato e praticamente non mi viene dato niente da più di 800 pagine per continuare a tenere a queste due persone. I due litigano alla fine del libro precedente e non trovo che in questo riescano veramente a risolvere. Cioè si, risolvono, ma mancava decisamente qualcosa. Le loro conversazioni alcune volte sembrano distaccate dalla realtà, magari se avessimo avuto il punto di vista di Jared il mio pensiero sarebbe cambiato, ma da spettatrice esterna le sue frasi stridono con il suo comportamento.
- La narrazione: troppo veloce. Troppi avvenimenti diversi in un solo libro. Questa poteva essere facilmente una serie da cinque romanzi, aggiungendo più punti di vista e approfondendo a dovere tutto quello che succede questa serie poteva essere la degna erede di Throne of Glass e invece non riesce a raggiungere il suo massimo potenziale.
- Il finale: ni. Praticamente verso la fine ho continuato solo per sapere come si sarebbe concluso il tutto e devo dire che la risoluzione con gli antagonisti non mi ha fatto né caldo, né freddo.
- “L’epilogo”: non esiste un vero e proprio epilogo, ma la conclusione del romanzo l’ho trovata poco di impatto e tante questioni non vengono chiuse, ma viene quasi dato uno spunto su quello che potrebbe succedere. Troppo aperto per i miei gusti.
Arrivata fino a qui mi rendo conto che il libro mi è piaciuto di meno di quello che mi ero raccontata a fine lettura ed è davvero un peccato, perché questa trilogia aveva tutti gli elementi per essere una nuova preferita e invece è diventata una mezza delusione. Decido di dare comunque la sufficienza un po’ per l’affetto residuo dei volumi precedenti, ma anche perché la prima metà mi stava veramente piacendo, poi tutto ha cominciato a diventare troppo veloce e troppo poco. Peccato.
Sono arrivata alla fine del romanzo solo per English. Ho adorato la bambina e mi è piaciuta la dinamica che ha con entrambi i personaggi. Sfortunatamente loro non mi hanno convinto come coppia. Ho trovato tutta la loro relazione molto veloce e poco sviluppata. Peccato…
Questa piccolissima novella dimostra come non sempre servono centinaia di pagine per raccontare una storia. Ogni singola riga mi ha emozionato e ho adorato come lo scrittore sia riuscito a riassumere anni di amore, amicizia e dolore dando a tutto il giusto spazio. Ha riassunto il passato, presentato il presente e introdotto il futuro. Adorata dalla prima all'ultima parola.
Per adesso questo é il libro che mi è piaciuto di meno della scrittrice. Mi sono ritrovata nei pensieri della protagonista e a grandi linee la storia mi ha convinto, però non ho sentito nessuna connessione con i personaggi o la coppia. I due non hanno finito di piacermi e se devo essere sincera arrivata alla fine non sono sicura che dovevano finire insieme.
All'inizio ho avuto un po' di difficoltà a concentrarmi sulla lettura per tutto un contorno personale che non c'entra niente, ma poi ho trovato il tempo per dedicarmi al romanzo e ho cominciato a divorarlo. Lo stavo amando, ero sicura che sarebbe stata una delle letture migliori dell'anno... e poi è arrivata la conclusione. L'ho ritenuta un po' deludente e questo mi ha fatto rimettere in prospettiva tutto quello che avevo letto fino a quel momento. Avete presente come alla fine di uno spettacolo, le luci si accendono e la magia si spezza, ecco questo è quello che mi è successo. Si vede che questo è il primo mystery della scrittrice, perché non riesce a mantenere la suspance dall'inizio alla fine. I plot twist sono o abbastanza capibili fin da subito o poco entusiasmanti quando vengono svelati. L'elemento shock deve essere fondamentale per un romanzo del genere, ma qui sfortunatamente non l'ho trovato incisivo. I personaggi mi sono piaciuti e ho apprezzato l'inserimento di più punti di vista così da avere piccole rivelazioni lungo la strada o capire meglio certe azioni. Il peccato, su questo punto, arriva verso la fine, quando questo ampio cast viene un po' lasciato a se stesso, con personaggi che non vengono più presi in considerazione o azioni che non si capisce perché avvengono. Un altro elemento che non mi ha fatto impazzire è come in certi punti la scrittrice non sia riuscita a sfruttare al massimo quello che succedeva ai suoi personaggi. Azioni che potevano avere delle conseguenze, conversazioni su punti focali, trame secondarie... tutte non sfruttate e occasioni decisamente perse. Il punto focale del romanzo è morte di Lily, avvenuta in circostanze misteriose ed inspiegabili, ed essendo onesta ho trovato davvero poco sensato che nessuno abbia mai trovato l'indizio principale di quello che è successo se non quattordici anni dopo. La morte della ragazza può essere misteriosa o inspiegabile per persone normali, ma non per persone che sono a conoscenza della "magia". Ho trovato questo passaggio davvero poco realistico. La storia d'amore tra Emery ed August mi è piaciuta. I due non si parlano per quasi un terzo del romanzo, ma comunque il sentimento che c'è tra di loro traspare da qualsiasi pagina. Sono la definizione di soulmates. Come ho detto all'inizio ritengo che la conclusione sia un po' debole. La motivazione dietro a tutto quello che è successo è deludente, la scrittrice poteva decisamente dare di più. Inoltre non viene mai spiegato esattamente perché non si poteva prendere la strada più facile rispetto a tutto quello che è successo. C'è anche una domanda che non trova risposta, ma non è una di quelle per cui ti tiri i capelli finché non lo sai. Il penultimo capitolo è poco emozionante e non ti fa capire cosa pensano i personaggi e quindi perché decidono di compiere quelle azioni. Nell'epilogo mi sembra che la scrittrice abbia quasi voluto dare un ultimo plot twist o qualcosa di emozionate da lasciare al lettore e da una parte ci è riuscita, ma dall'altra ha solo confermato quanto poco ci è stato detto sul mondo da lei creato.
Ho comprato questo libro quand'era uscito e non mi ricordo neanche il perché, visto che non ho mai finito la trilogia di Divergent. Forse volevo dare alla scrittrice una seconda opportunità... bho, chi lo sa. Dopo anni in libreria a prendere polvere ho scoperto a inizio mese che c'era l'audiolibro in italiano del romanzo e visto che devo assolutamente abbassare il numero di libri cartacei da leggere ho preso la palla al balzo e l'ho recuperato. È il libro della vita? No, ma l'ho trovato comunque un ascolto piacevole. La storia di per sé non è niente di strabiliante, uno sci-fi con alle basi un mondo anche interessante, ma che la scrittrice non riesce a valorizzare al massimo. I due personaggi principali Cyra e Akos hanno due personalità ben distinte, ma il rapporto che si crea tra di loro è troppo veloce e più di una volta mi è sembrato che mancassero le fondamenta. Di solito adoro il fatto che ci siano più punti di vista, ma in questo caso l'ho quasi trovato come punto di sfavore per il romanzo. I passaggi tra la narrazione di uno o dell'altro personaggio provocano a volte confusione e quasi un'interruzione della lettura da parte di chi legge per capire se per errore ha saltato alcuni capitoli. Il finale è anche accattivante, ma non così tanto da spingermi a concludere la dilogia.
CHIARA
- LOVE ON THE BRAIN di Ali Hazelwood - 5 stelle!
La recensione arriverà prossimamente sul blog!
- BOOK OF THE NIGHT di Holly Black - 3.5 stelle!
La recensione arriverà prossimamente sul blog!
La recensione arriverà prossimamente sul blog!
- BOOK OF THE NIGHT di Holly Black - 3.5 stelle!
La recensione arriverà prossimamente sul blog!
E anche questo mese abbiamo finito. Cosa hai letto di bello a novembre? Qualche nuovo preferito?
- Team Spill the Book
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