Buongiorno amic* lettor*!
Oggi vi porto la recensione dell'ultimo libro della trilogia di Holly Jackson Come uccidono le brave ragazze. Un volume conclusivo che si distacca da quelli precedenti. Bisogna necessariamente fare un inchino alla scrittrice per la strada che ha voluto intraprendere, ma allo stesso tempo l'ho trovata quasi fuori dal suo elemento.
Titolo: Una brava ragazza è una ragazza
Autrice: Holly Jackson
Data d'uscita: 4 aprile 2023
Editore: Rizzoli
Pagine: 560
Prezzo: 17€
Trama: Sono passati pochi mesi da quando Pip Fitz-Amobi ha risolto il suo ultimo caso, che ancora le toglie il sonno, ed ecco che si ritrova costretta a indagare di nuovo. Uno stalker le manda continuamente messaggi di velata minaccia, ma ancora una volta la polizia non dà peso alle sue segnalazioni e sceglie di non intervenire. Più che mai Pip sente di non poter contare sulla loro protezione ma è assolutamente determinata a trovare il suo personale nemico. Indagando come ha imparato a fare, non ci mette molto a scoprire delle analogie tra il suo stalker e un serial killer locale responsabile di ben cinque omicidi alcuni anni prima. Stavolta è la sua vita a essere in pericolo, e per salvarsi Pip dovrà lottare come non ha mai fatto prima, scegliendo di percorrere una strada che non avrebbe mai creduto possibile…
Serie:
0.5 Killy Joy (novella, non ancora tradotta in italiano)
1. Come uccidono le brave ragazze
2. Brave ragazze, cattivo sangue
3. Una brava ragazza è una ragazza morta
Recensione:
Voto: 3 stelle
Una brava ragazza è una ragazza morta è un romanzo che chiude il cerchio, che ti riporta quasi all’inizio di tutto per mostrarti come Pip sia cambiata dopo quello che le è successo. Fin dalla prima pagina percepisci un tono di narrazione più cupo, una storia diversa da quelle precedenti, che però non capisci fino in fondo dove ti porterà.
La storia è divisa in due parti. La prima è quella più simile agli altri romanzi, con un mistero e gli indizi da trovare. Nella seconda la scrittrice prende una svolta inaspettata e devo ammettere coraggiosa.
Mi sono molto piaciute le intenzioni, il cosa voleva scrivere, ma non mi ha convinto del tutto la realizzazione finale.
Durante la prima parte il mistero risulta al lettore quasi fin troppo semplice e un pelino troppo conveniente ai fini della trama. La semplicità non sarebbe un problema se non fosse che Pip non riesce a captare i giusti indizi e rimane indietro rispetto a noi spettatori. Nei romanzi precedenti il lettore è sempre di pari passo alla protagonista, magari un attimo avanti o indietro, ma è sempre con lei, al di sotto della scrittrice che è onnisciente. Questa volta invece noi siamo con la scrittrice a guardare una Pip che fa veramente fatica a risolvere qualcosa che sembra davvero elementare. Non dico che avrebbe dovuto risolverlo immediatamente, ma mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca il fatto che non abbia minimamente preso in considerazione più di una persona per il caso. Capisco che questo può essere legato alla situazione mentale in cui si trova la protagonista, ma allora mi serviva un approfondimento maggiore sulla sua psicologia.
La seconda parte è veramente interessante per la svolta che la scrittrice ha voluto compiere. Non è qualcosa che tanti avrebbero fatto e quindi tanto di cappello. Però anche se ho apprezzato l’idea, non mi è piaciuta l’esecuzione. Ho trovato la narrazione estremamente noiosa e non ha catturato la mia attenzione. Ad un certo punto l’unica gioia che avevo era raggiungere la fine del capitolo. Sfortunatamente poi ne iniziava un altro.
È una narrazione diversa da quella in cui abbiamo visto precedentemente la Jackson e personalmente non l’ho trovata brillante come quando scrive le parti mystery. La strada che ha intrapreso è molto più difficile da scrivere e devo ammettere che ogni tanto mi sembrava che avesse dimenticato qualche dettaglio. Inoltre anche il fatto che tutto avviene in un lasso di tempo breve per me non ha aiutato, avrei preferito quasi che staccasse la narrazione con ad esempio dei flashfoward o qualcosa del genere proprio per non creare questa pesantezza che io ho avvertito. Dall’altra parte capisco che la motivazione per cui abbia dovuto lasciare questo blocco narrativo intero è per creare angoscia in chi legge. Ho sentito tante persone dichiarare di essere stati ansiosi durante la lettura e che un senso di angoscia li abbia seguiti anche finito il libro e so che questo è quello a cui puntava la scrittrice, ma parlandone soggettivamente io non ho provato nessuna di queste sensazioni. Dopo un po’ ho cominciato ad annoiarmi e poi è arrivata anche l’apatia.
Forse avrei preferito che la narrazione fosse stata divisa in due libri. La prima parte volume tre e la seconda volume quattro. Così da poter approfondire entrambi i temi trattati.
Centro focale del romanzo è il rapporto tra Pip e Ravi. Sono davvero contenta che lui sia ritornato in un ruolo più centrale in questo volume e loro proprio mi piacciono. Sono una di quelle coppie adorabili che tutte le volte che sono in scena non puoi che sorridere, perché sono perfetti l’uno per l’altra.
Il finale non mi ha completamente soddisfatto. Penso che sia la scena che mostra di più quanto servisse un approfondimento psicologico nel romanzo. Con questo non voglio dire che non ci sia, ma in molte scene serviva una spinta in più per capire meglio che cosa pensava la protagonista. Tornando al finale, mi serviva di più. Per la scelta che la scrittrice ha fatto non può concludere così. Sembrano più dei puntini di sospensione che un punto vero e proprio.
Finito questo romanzo devo dire che il mio preferito della trilogia rimane il primo. Lo trovo quello costruito meglio, si vede che era l’idea iniziale. Anche se la Jackson ha aggiunto i volumi successivi in seguito ha fatto un buon lavoro ad inserire nuovi elementi collegandoli a quelli precedentemente creati. Ma qualche piccola spaccatura era stata creata e questo ultimo volume si basa proprio su queste.
Non posso dire che sia un brutto libro, ma sfortunatamente non è riuscito a conquistarmi e mi ha molto annoiato.
- Camilla
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