CAMILLA
CHIARA
Ho rimandato questo libro per una vita, nonostante l'avessi preso subito, e dopo averlo finito mi chiedo perchè abbia aspettato così tanto! E' stato davvero bello tornare in questo mondo, e devo dire che Gigi e Ryder mi sono piaciuti un sacco come protagonisti. Tra tutti credo siano quelli che mi hanno convinta di più. Ho apprezzato anche la presenza di Garrett e di Hannah, per non parlare di Wyatt, anche se vederli mi ha fatto sentire la mancanza di averli come protagonisti principali. Continuo a pensare che sarebbe stato bello avere almeno qualche stralcio, raccontato in prima persona, di loro come neo genitori, o anche adesso nella loro nuova "situazione" di 40enni. Così, è come se si fosse fatto un balzo eccessivamente rapido a cui continuavo a non essere pronta. Infatti non posso dire non sia stato strano vederli in questa nuova veste un po' più agée 😂, ma certo, lo charme degli original four (five se contiamo il mio amato Jake) non si batte, anche se Luke ci va davvero vicino. Non mi aspettavo potesse avere un background così duro, e ho apprezzato il suo graduale aprirsi non solo con Gigi, ma anche con il resto delle persone che lo circonda, così come il carattere forte e determinato della Graham. Tra l'altro, visto appunto la tendenza ad avere buona parte dei protagonisti benestanti, con molte più disponibilità economiche e possibilità delle persone comuni, mi è piaciuto come Gigi spesso rifletta sull'essere più fortunata di altri, cercando quindi di ribilanciare dove può e risultando molto più semplice e meno viziata di come sarebbe potuta essere. Al contempo mi ha davvero stretto il cuore vederla sentirsi in dovere di essere sempre gentile, pacata e non "fare casino" per non rovinare la reputazione della propria famiglia, oltre appunto per questo suo status particolare. Ho quindi amato quando finalmente ha iniziato a difendere se stessa come meritava e a capire che anche lei ha il diritto di poter esprimere sempre quello che pensa, anche se non è sempre positivo o "carino". Vogliamo poi parlare del momento finale tra lei e Garrett? Sapendo qual è stata la storia di suo padre, vederlo così legato ai suoi figli mi ha davvero commossa.
Ringrazio il cielo che il possibile triangolo che si poteva in qualche modo creare non ci sia stato, anche se avrei voluto seguire poi Case in un altro libro a parte. Secondo me era un personaggio interessante.
E poi... l'hockey. Di nuovo, questo tra tutti è il libro che più risulta erede delle due serie precedenti: ho adorato entrare almeno un pochino nel mondo dell'hockey femminile - dacci di più, Elle😭 -, in aggiunta a quello maschile della Briar, guidato come sempre da quel sant'uomo che è (a modo suo) coach Jensen. La Kennedy ha la capacità di farti sentire in campo, in mezzo alla partita, ed è una sensazione che non smette mai di entusiasmarmi nonostante di hockey sport romance ne abbia letti ormai un po'! Inoltre, qui più che nei libri successivi risaltano i personaggi secondari e soprattutto le amicizie (nuove o meno) legate a Gigi e Ryder. Peccato che poi questo aspetto, per motivi di trama ma nemmeno troppo, andrà poi scemando, e secondo me si sente l'assenza della found family.
Ah, aggiungo: e chi si aspettava tutte queste scene spicy?🔥 Non che mi lamenti. Non sono mai noiose o ripetitive e hanno anche un inaspettato velo kinky che porta forse un po' di novità nello stile di scrittura della Kennedy.
Questo è il libro che più mi ha sorpreso della trilogia, perchè tutto mi sarei aspettata tranne la svolta che ha preso verso la fine, per cui mi sono trovata di notte in mezzo a un pianto incontrollabile che sembrava non voler cessare. La storia di Diana e Shane poteva risultare piuttosto piatta, portando una sorta di dislike to lovers con un'intesa esplosiva che però non è ormai nuovo a nessuno nel panorama romance, e che forse avrebbe ricalcato fin troppo il libro precedente. Invece qui affrontiamo due tematiche che tutto sono tranne che leggere, ovvero il lutto e la violenza sulle donne, entrambe gestite molto bene. Se la prima mi ha spezzato il cuore, la seconda mi ha provocato un misto di inquietudine, rabbia ma anche impotenza, perchè pur volendo che Diana reagisse immediatamente, la Kennedy è stata brava a farci entrare nella sua testa e rendere chiari tutti i meccanismi che l'hanno portata a rimanere in silenzio, pur avendo paura. Spesso infatti ci si trova nella situazione in cui ci si sente in dovere di essere quelle forti, quelle che ce la fanno sempre senza l'aiuto di nessuno, quindi la sola idea di dover chiedere una mano o un supporto fa sentire ancora più impotenti e quasi in difetto. Per questo ho amato il supporto e la fermezza di Shane, oltre che il modo in cui ha gestito tutto senza dare di matto. In realtà, più generalmente, ho molto apprezzato la maturità di Shane sotto quasi qualsiasi aspetto della sua vita, salvo forse l'approccio al mondo del lavoro, ma in questo caso ci ha ben pensato Diana a ribilanciare le cose, facendogli notare che questa sua noncuranza, data dal benestare dei suoi, lo rendesse in qualche modo poco rispettoso di tutto l'impegno e la fatica messi invece dagli altri per tirare avanti. Ancora, viene anche toccata la questione dell'indifferenza genitoriale, come anche quelle relazioni sentimentali sbilanciate in cui uno dei due sembra più incentrato a sottolineare tutte le mancanze dell'altro piuttosto che accorgersi che quello che non si interessa è/sono lui/lei/loro, e seppur più di background rispetto al resto, non risultano buttati lì per caso ma hanno un loro sviluppo e conclusione. Insomma, The Dixon Rule è tutto tranne che un libro banale, in cui l'hockey lascia più spazio ad altre questioni, ballo di coppia compreso (coach Jensen, sei il mio eroe), ma che alla fine ho amato più di quanto pensassi.
Tolgo giusto un pochino perchè il fastidio di Diana verso Shane all'inizio mi continua a infastidire parecchio nel suo essere più che eccessivo, però per il resto, chapeau!
SPOILER ATTENZIONE!!! PS: vogliamo parlare del matrimonio di Gigi e Luke? Bel momento, ma avrei preferito che lo si potesse vivere da un punto di vista diverso. Così è stato un po' troppo veloce 😭.
Posso dirlo? Che delusione. Sapendo quello che può fare la Kennedy, questo libro secondo me è stato gestito molto male, nonostante tutte le pagine a disposizione. Avrei dato oro per avere un libro della Off Campus o della Briar U di questa lunghezza per passare più tempo coi personaggi, qui invece appunto c'è tanto spazio, ma sostanza poca. Prima di tutto i tre personaggi principali non sono parimenti sviluppati. E posso capire che ci siano tre punti di vista da gestire, che ognuno dei ragazziabbia diverse questioni da affrontare ma... di nuovo, ci sono cinquecento e passa pagine. L'unico filone che viene veramente sviluppato è quello di Charlie e della sua ricerca delle proprie origini, ma se valutiamo tutte le sfaccettature del suo personaggio credo che anche qui si sia gettata tanta carne al fuoco e parecchia sia andata in fumo.
Will e Beckett hanno dei momenti, più che un vero e proprio sviluppo del personaggio, e soprattutto su Beckett, visto cosa ha tirato fuori all'ultimo Elle, credo si potesse dare molto di più. Non credo che un trauma del genere si superi con delle veloci rassicurazioni, nonostante i sentimenti già in corso. Will, ancora, rimane spesso un po' fuori dalle dinamiche, specialmente quelle relazionali, tanto che dal secondo libro praticamente continuiamo a vederlo cambiare idea senza dei veri e propri confronti con chi di dovere - che si parli di suo padre, piuttosto che di Beckett, o della relazione con Beckett e Charlie. E parlando di relazioni, io sinceramente il passaggio dall'avere rapporti a tre al provare qualcosa per Charlie non l'ho visto, nè sentito, perchè non basta farlo dire a un personaggio, ma devi anche renderlo concreto e coerente perchè un lettore possa crederci.
Per di più, il triangolo non sia un trope che apprezzo nè in generale, nè come situazione definitiva, ma proprio perchè amo molto come Elle Kennedy crea le proprie coppie, sono partita con la speranza potesse mostrarmi concretamente un sano esempio di situazione poliamorosa che funziona, non solo romanzata e buttata lì tanto per. Purtroppo invece di concreto ho visto poco. Anzi, nel momento in cui giustamente le persone attorno ai protagonisti pongono domande lecite in merito, sembra che i tre caschino dal pero senza dare una vera e propria risposta non solo sul momento, ma nemmeno poi. Nemmeno ci discutono troppo tra di loro, tanto poi da arrivare ad avere più di un cambio di idea da parte di un personaggio, che nemmeno capisci alla fine cosa ha "compreso" per far funzionare davvero le cose. E per l'argomento delicato che è, perchè spesso inserito più per la parte spicy che altro o banalizzato, secondo me invece meritava di essere inserito con un po' più di attenzione.
In aggiunta a tutto questo, oltre al fatto che l'aspetto sportivo sia passato in secondo piano e l'elemento "stem" che viene segnalato, di fatto è poco che nullo, non ho gradito nè l'utilizzo di droghe "tanto per provare", perchè anche no, nè il fatto che il resto dei personaggi secondari venga un po' relegato al ruolo di cameo, piuttosto che altro. Mi spiego: Will è molto amico di Gigi, Case, e dal secondo anche di Diana, ma praticamente non si vedono quasi mai, e Beckett dovrebbe essere uno degli amici più stretti di Ryder e Shane, ma anche in questo caso siamo praticamente allo zero assoluto come presenza in scena. E parlando di Shane: la linea temporale di The Charlie Method si intreccia parzialmente con quella di The Dixon Rule, quindi ero anche tutta esaltata (e preoccupata per il mio cuore) nel sapere che avrei rivisto determinati eventi da un altro punto di vista, ma anche qui qualsiasi cosa viene praticamente quasi solo citata e in qualche modo "snobbata", nonostante si parli più volte di cose serie.
Insomma, Elle, dove sei finita? Per fortuna il libro scorre veloce, ci sono dei momenti divertenti e le comparse dei miei vecchi personaggi del cuore sono sempre la cosa migliore della serie. In ultimo devo ancora capire se mi piace Blake o se è troppo arrogante per i miei gusti, non è stata delineata benissimo al momento, ma probabilmente la rivedremo protagonista in uno dei prossimi libri.
Di certo mi aspettavo di più per l'ultimo libro di questa trilogia. Vedremo cosa capiterà poi, ma spero che torni la solita magia che caratterizza la Kennedy.
Non avevo letto niente di questa autrice e devo dire che mi ha sorpresa molto. Give Me Butterflies è sicuramente adatto per chi ama quelle letture cozy in cui il protagonista è fin troppo perfetto (cavolo, dopo aver comprato non so quanti libri e giochi da tavolo giusto per farle piacere, o quando sta male lei, lui chiama i suoi genitori per chiedergli come farle la zuppa..) e tutto sembra in qualche modo filare quasi fin troppo liscio, riuscendo però comunque a coinvolgere e commuovere.
Devo dire che il tema del lutto e della violenza psicologica sono stati ben gestiti, e questo sicuramente ha aiutato a rendere la narrazione meno "fiabesca" e un po' più concreta, e ci sono stati dei momenti davvero molto toccanti che mi hanno stretto il cuore. Non mancano comunque i punti di dubbio o di crisi, dati da diversi fattori interni o esterni e mi è piaciuto come il tutto è stato gestito e risolto coerentemente col carattere dei personaggi. Inaspettata sopresa anche delle scene open doors molto ben fatte. Sicuramente andrò a leggere altri libri di questa autrice.
Uno potrebbe credere di essere pronto a quella scena dopo averla già letta una volta nel libro e invece NO. Meravigliosa seconda parte, che al contempo mi ha distrutta negli ultimi capitoli come non mai. Devo dire che i lettori principali hanno davvero fatto un ottimo lavoro e non credo mi riprenderò tanto in fretta. In compenso, perchè amo soffrire, ho già iniziato con Iron Flame.
Carissa Broadbent è quell'autrice che in qualche modo riesce sempre a spezzarmi il cuore. Leggere la storia di Sylina e Atrius è stato appassionante quanto faticoso, un po' perchè secondo me il ritmo di narrazione è un attimo lento, ma soprattutto perchè era una sofferenza leggere i flashback di Sylina e iniziare man mano a comprendere quanto Atrius e i suoi avessero subito in passato. Non che gli eventi del libro siano particolarmente felici, ma ormai da fan di questa autrice ci sono abituata.
Crudeltà, false speranze promesse da persone che sembrano portare la salvezza ma in realtà cercano solo seguaci e controllo, l'aprire gli occhi di fronte a un mondo di manipolazioni e ricerca di potere... ognuna delle protagoniste della Broadbent in qualche modo è legata all'altra da un saldo filo conduttore, e non vedo l'ora che si possano riunire nei prossimi libri. Tra l'altro la timeline di questo libro è se non erro precedente a tutto quello che è accaduto nei libri pubblicati prima (tranne per le ultime pagine), quindi sono davvero molto curiosa di vedere come si incastreranno determinate cose che sono successe e che hanno cambiato ben più di una dinamica. Certo, per quanto io sia dalla parte di Nyaxia per quello che le hanno fatto le altre divinità, non c'è mai una volta in cui compare in cui fa qualcosa di decente, tranne nel primo libro. Continuo a oscillare tra il comprenderla - almeno parzialmente - e lo sperare che imploda pure lei.
L'unico problema di questo standalone comunque è l'epilogo aggiuntivo, che mi ha decisamente terrorizzata. Come caspita faccio ad aspettare questa estate per continuare la serie?!
Kelly Andrew è l'unica autrice horror romance che leggerò perchè già così mi ritrovo poi a fare sogni creepy e spaventosi la notte. Devo dire che aspettavo tantissimo questa nuova uscita, soprattutto sapendo dei collegamenti coi libri precedenti, anche se in realtà correggerei dicendo che è molto legato a The Whispering Dark, nonostante risulti comunque una storia a sè, mentre purtroppo Your Blood My Bones viene appena sfiorato. Questo risulta da una parte un bene, perchè la Andrew per me risulta sempre molto originale e anche qui ha portato sicuramente qualcosa fuori dall'ordinario, ma anche un po' una pecca nel momento in cui un background magico in comune dovrebbe esserci e risultare ben lampante e invece si ha giusto qualche guizzo qua e là senza grande precisione. Inoltre, alcuni passaggi della storia sono un attimo confusi, tanto che non capisci determinati spostamenti dei personaggi o alcune dinamiche che secondo me con un po' di pagine in più avrebbero potuto essere spiegate meglio e avere più senso. Questo porta un po' i personaggi secondari a soffrirne, perchè non hanno abbastanza spazio per essere particolarmente approfonditi, e si perde anche tutta la questione della setta che era il caso di delineare meglio e portare più in evidenza all'interno del racconto. Insomma, per quanto coinvolgente e oscuro come sempre, e per quanto la coppia del libro catturi quasi da subito, mi è sembrato come se ci fosse stata più la fretta di finirlo che la voglia di dare un'ampia "conclusione" al tutto. Alcuni punti di non poco conto poi risultano ancora aperti, quindi spero ci sia a questo punto un altro companion dove vengono spiegati o conclusi, perchè altrimenti non hanno troppo senso. Vedremo. Io comunque vi consiglio questa autrice per provare qualcosa di diverso dal solito fantasy.
Non avevo mai letto un libro di questa autrice, e visto che una mia conoscente pareva esserne super entusiasta ho deciso di tentare (quindi ringrazio @valentine_pr per avermi mandato l'ARC).
Non dico che sia un brutto libro, perchè di fatto ci sono degli elementi di small town romance che ho assolutamente adorato e la chimica tra i personaggi principali è ben fatta e trascina comunque nel racconto. Per di più mi è piaciuto molto il rispetto con cui Rafe si è sempre rapportato a Lulu e come l'abbia sempre e totalmente appoggiata nei propri sogni, anche se questi la portavano lontana da lui. Il problema è tutto il resto.
Avendo letto ormai un buon numero di romance, credo che questo purtroppo finisca nella serie delle storie facilmente dimenticabili. Abbiamo due protagonisti fin troppo sicuri di sè e Lulu risulta anche fastidiosa (per me) nel suo avercela a priori con Rafe, e a ciò si aggiungono tutti gli incidenti che quel poverino subisce senza motivo che sembrano alla lunga un po' "chiamati" dalla necessità di divertire, che più casuali e quindi davvero divertenti. Per il resto, il libro risulta pieno di dinamiche che ho visto e rivisto fin troppe volte senza grande spessore aggiuntivo, e anche momenti in cui si potevano approfondire tematiche più importanti sono risultati più "raccontati" in maniera didascalica, piuttosto che fatti davvero percepire al lettore. Probabilmente non è uno stile di lettura che - quantomeno in questo caso - coincide col mio. Peccato.
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