Buon pomeriggio lettor*!
Eccomi qui a parlare di un libro che per quanto mi riguarda è spuntato dal nulla colonizzando qualche mese fa il mio bookstagram, venendo presentato come una sorta di nuovo fenomeno editoriale americano, con tanto di adattamento su Netflix già annunciato.
Ora, io di norma diffido di tutta questa "pubblicità improvvisa", ma la trama non mi sembrava male e quindi ho deciso di provarlo e fare da cavia, vista anche l'uscita italiana, e questa di fatto è stata la mia ultima lettura del 2024.
Sono rimasta soddisfatta? Se devo essere sincera, mi è scesa
più di una lacrimuccia per i soldi buttati 😭 Sotto poi trovate la mia recensione, intanto vi lascio le solite informazioni generiche legate all'uscita italiana.
Titolo: Quicksilver
Autore: Callie Hart
Data d'uscita: 28 gennaio 2025
Editore: Rizzoli
Pagine: 612
Prezzo: 18,00
Serie: Fae&Alchemy
Trama: Saeris Fane, ventiquattro anni, è bravissima a mantenere segreti. Nessuno sa dei suoi strani poteri, né del fatto che ha passato la vita a rubare dalle cisterne della Regina Immortale. Ma in una terra dominata da un deserto spietato, non c’è nulla che non si farebbe per un bicchiere d’acqua. Prima o poi, però, ogni segreto viene alla luce. Quando Saeris si trova faccia a faccia con la morte in persona, riapre involontariamente un passaggio tra i regni e viene trasportata in una terra di ghiaccio e neve. I Fae sono sempre stati considerati creature mitiche, leggende, incubi… ma lì Saeris scoprirà che sono reali, e si ritroverà nel mezzo di un conflitto secolare che potrebbe costarle la vita. Prima umana a calcare le montagne ghiacciate di Yvelia in oltre mille anni, Saeris stringe un patto con Kingfisher, un affascinante guerriero Fae disposto a tutto pur di proteggere il suo popolo, perfino usare la magia alchemica della ragazza, e contro la sua stessa volontà.
Recensione:
Voto: 2⭐
Io mi chiedo come si facciano a scrivere così tante pagine
per poi lasciare così poco al lettore.
Questo libro mi ha enormemente irritata per tutto il potenziale sprecato che c'è, mixato a una serie di
luoghi comuni e trope inutili di cui la storia avrebbe fatto volentieri a meno.
L'idea di un
personaggio femminile che sa lavorare i metalli, supportato da un background
concreto e sensato, affinità peculiari a parte, mi è piaciuto davvero molto, anche perché non lo si vede spesso nei libri, quantomeno abbinato al
personaggio principale. Ho apprezzato in maniera minore il carattere di Saeris, che fin
troppo ricalca altre eroine spavalde e dalla lingua tagliente che ormai si
ritrovano ogni tre per due, senza dare quel qualcosa in più per potersi in qualche modo distinguere. Certo, è quasi impossibile non provare un minimo di empatia o di dispiacere per quello che ha passato durante la sua vita, che tra l'altro ne giustifica pienamente la diffidenza verso gli altri, il suo voler mostrare il proprio valore senza piegarsi a insulti e pregiudizi e l'insistenza più che lecita di voler tornare dai propri cari o, al contrario, di farli venire lì da lei per saperli al sicuro. Per di più, non mi aspettavo il risvolto - in questo caso totalmente e piacevolmente inaspettato - che ciò ha portato e devo dire che ho riso davvero tanto.
Worldbuilding, sistema magico e lore risultano piacevoli e interessanti, anche se non propriamente spiegati in maniera chiarissima, magari anche volutamente; quindi su questi non mi soffermo più di tanto perché può essere se ne parli meglio nel prossimo volume. Altri elementi che per me rimangono positivi sono sicuramente tutta la questione
del mercurio, dalle sue potenzialità alla sua pericolosità, oltre che al suo modo di comunicare con gli Alchimisti; la stoicità di
Kingfisher nel gestire le conseguenze del proprio segreto e il suo spirito di sacrificio; altri personaggi secondari potenzialmente
interessanti, tra cui Carrion, che probabilmente è stato molte volte la luce in fondo al tunnel che mi ha permesso di continuare a leggere nei momenti più noiosi.
Il problema è, appunto, tutto il resto.
Inizio con una premessa: su Waterstones ho trovato questo libro definito come deliciously dark. Ora, io non mi ritengo una lettrice di dark romance, né saprei definirne esattamente le caratteristiche, quindi mi scuso in anticipo con chiunque possa essere più espert* di me in questo senso, sperando però che si prenda le mie parole solo per quello che sono, ovvero un parere puramente personale che non vuole offendere i gusti di nessuno, ma che vi chiedo comunque di rispettare. Ciò detto, se il "dark" è quello che ho letto, non è che ne sia rimasta particolarmente colpita o entusiasta.
Non sono una persona che si inquieta per un linguaggio più colorito o forte del solito in determinate scene, ma sinceramente dover leggere insulti a una donna banalizzando delle sue reazioni o azioni relegandole all'essere "in calore" non è personalmente qualcosa che ho apprezzato, soprattutto tenendo conto che non troppe pagine dopo si è diventati nei suoi confronti quasi dei cuori di panna. Oltre alla incoerenza della cosa, possiamo volare un po' più alto nel 2025? Io personalmente dico di sì.
A parte ciò, il romance è pure godibile se preso così com'è, ma poteva essere gestito molto meglio. Prima di tutto partiamo dall'ormai conosciuto e amato enemies to lovers, che appunto, piace, ma come per qualsiasi elemento che si decide di inserire in un libro, bisogna lavorarci su per renderlo credibile.
Qui abbiamo un odio praticamente a priori da parte di una delle due figure principali che porta comprensibilmente a una situazione di conflitto (dove però c'è un'attrazione fisica straordinaria per cui ci si trova attratti anche dal sudore), che però poi quasi dal nulla passa allo stadio del "c'è qualcosa tra di noi". Com'è possibile? L'attrazione fisica non comporta la creazione a priori di un sentimento. Quello viene dal tempo e dalla conoscenza reciproca tra due persone, e per quello che viene descritto nel libro e per la situazione appunto di partenza che vi dicevo prima, mi pare davvero troppo poco per arrivare praticamente a un innamoramento. Con delle premesse del genere, non dico che non mi aspettassi nulla fino al secondo libro, però così mi pare un po' troppo e, al contempo, poco credibile.
Certo, gli amanti dello spicy non disdegneranno le scene di tensione e chimica tra i due protagonisti, però visto appunto tutta questa parte preliminare che risulta davvero ben fatta (e non lo dico in maniera ironica), il "dunque" m'è quasi parso sempre un po' troppo veloce 😂 Può essere che la Hart avesse alzato troppo le mie aspettative.
Insomma, riassumendo brevemente, al romance lascio un "ok" perché in un certo qual modo sa prenderti, ma chiudendo un occhio su moooolte cose, tra cui uno spoiler che non posso fare ma che mi è sembrato proprio uno sparare sulla Croce Rossa.
Altro punto che mi ha un po' uccisa dentro: i vampiri-fae. Perché. Non si poteva scegliere
giusto una delle due cose, o lasciare queste benedette razze separate? Immagino
di no. Ma qui mi rendo conto che dove io la vedo come un'assurdità, qualcun altro potrebbe vederci del genio, quindi alzo le mani. Il problema è che poi tutto ciò viene abbinato a un cast di villain che non colpisce per originalità e, a parte il sadismo e una crudeltà già viste, lasciano poco. Forse, invece di concentrarsi su entrate in scena sicuramente teatrali e anche ad effetto, si poteva lavorare di più per renderli più incisivi nella storia e nella mente del lettore. Non aiuta nemmeno il fatto che le scene d'azione o alcuni passaggi siano a volte poco chiari, per cui ci si ritrova un po' persi in balia degli eventi.
In ultimo, la found family presente, che è un elemento che io di norma amo in un libro, anche in questo caso risulta un'accozzaglia di personaggi che per quanto carini assieme non bastano per assicurarne la credibilità o, mi ripeto, per lasciare un segno.
Per concludere, la sensazione generale che mi ha lasciato questo libro è che la Hart abbia utilizzato elementi o trope che sicuramente hanno successo, non curandosi però di dar loro quel necessario contorno, spessore e definizione che servono all'interno di una storia perché la stessa abbia successo, sminuendo (indubbiamente in maniera involontaria) il proprio lavoro e le buone idee proposte nel mezzo.
Detto ciò, può anche essere semplicemente che la CE che ha deciso di pubblicarlo e chi l'ha letto e amato siano riusciti ad apprezzare l'opera molto più di quanto io sia stata in grado di fare. Ammetto questo mio limite.
Andrò avanti dopo questa débâcle?
Una parte di me vorrebbe leggere il seguito per vedere dove si vuole davvero andare a parare, e per scoprire se le abilità di Alchimista di Saeris avranno uno sviluppo ancora più creativo e interessante... L'altra però mi ricorda che se la lunghezza del secondo sarà pari (o magari maggiore) a quella del primo, potrei non avere sinceramente la forza di farcela 😞 Vi aggiornerò. Intanto il mio consiglio è: se volete leggerlo, partite con aspettative basse, forse è meglio.
Alla prossima recensione!
Chiara
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