Buongiorno lettor*!
Oggi ho pensato di portarvi un post particolare legato a due letture che ho fatto a maggio, ovvero Rose in Chains, per cui ho ricevuto l'ARC digitale in anteprima - e ringrazio tantissimo la Forever - e The Thrashers. Uno è un romantasy, l'altro un mystery. Cosa potranno mai avere in comune due generi così diversi? L'autrice.
Ebbene sì, perchè Julie Soto, dopo aver pubblicato due romance che io personalmente vi consiglio di recuperare (ovvero, Forget Me Not e Not Another Love Song), è tornata con due nuove uscite a pochi mesi di distanza appartenenti a generi ben diversi tra loro.
Non credo capiti molto spesso che un autore spazi in più generi e di certo si può definire un azzardo, perchè non è detto che una persona portata per scrivere un determinato tipo di narrativa abbia la stessa efficacia anche in altri. Dal mio punto di vista è sinonimo di grande coraggio (e anche inventiva), perchè di norma poche persone escono da quella che viene considerata la loro comfort zone.
Per questo motivo ho deciso di provarli con grande curiosità, ma anche con aspettative non eccessivamente alte, cercando di vedere se la Soto potesse convincermi anche in questa nuova veste. Ci sarà riuscita?
Per scoprirlo basta continuare a leggere l'articolo.
Una principessa in pericolo. E se fosse il cattivo a salvarla?
Non fidarti dell’apparenza.
Quando
il regno di Evermore viene conquistato dal nemico e lei viene
catturata, Briony Rosewood si rende conto che il suo mondo è cambiato
per sempre e che il luogo che chiamava casa non è più un rifugio sicuro.
Dopo la vittoria delle forze del male, schiavitù, prigionia e morte
sono il triste destino del suo popolo. Privata della magia e della
libertà, Briony stessa viene scelta per essere venduta al miglior
offerente e, in quanto principessa di Evermore, è il premio più ambito.
Dopo un’asta accesissima, è Toven Hearst, l’erede di una famiglia nota
per la sua crudeltà, ad aggiudicarsela. Tuttavia, nonostante gli orrori
della nuova realtà che è costretta ad affrontare e del nuovo ruolo che
deve imparare a ricoprire, Briony si accorge che non tutto è perduto. E
che la speranza e un volto amico si possono trovare anche nei posti più
impensabili...
Recensione:
** per quanto abbia provato a stare sul neutro, avviso che potrebbero esserci spoiler.
Voto: 4.5 ⭐
Rose in Chains mi ha letteralmente conquistata. Julie Soto non ha azzardato solo nel cambio genere, ma anche nelle tematiche presentate, gestendo con grande delicatezza una storia dalle tinte cupe con una trama tutt'altro che semplice.
Effettivamente parlare di questo romanzo è come destreggiarsi in un labirinto intricato di rovi, perchè ogni piccolo ramo è spesso intrecciato ad altri più spessi, creando un groviglio complesso in cui toccare qualcosa vuol dire spesso triggerare altro, rendendo ancora più difficoltosa l'avanzata su un percorso di cui credo si sia visto ancora poco.
Sì, perchè nonostante questo primo libro sia pieno di avvenimenti, non riesco a non considerare Rose in Chains una sorta di preludio introduttivo in cui iniziamo a vedere composta la scacchiera d'azione con le sue varie pedine - ma non del tutto completa, a mio parere - e ricostruiamo non solo il rapporto tra Toven e Briony, intriso di pregiudizi, interesse e un disequilibrio di ruoli, ma anche gli avvenimenti chiave che hanno portato poi al concreto inizio di questa storia, che si apre in medias res: ci troviamo infatti alla fine di quella che doveva essere l'ultima battaglia tra Evermore e Bomard, dove Rory, fratello di Briony, identificato come quello che secondo una profezia di centinaia di anni prima sarebbe stato l'eroe che avrebbe salvato la nazione e riunito il continente, viene ucciso.
Insomma, oltre al dover cercare di capire qualcosa di tutto ciò che sta accadendo e perchè siamo arrivati fin qui, abbiamo anche l'impatto di un carico emotivo tutt'altro che leggero: oltre al vedere infranta la speranza della fine di un conflitto logorante e sotto shock per l'inaspettata morte del gemello, Briony e i supersistiti di Evermore non solo vengono catturati come prigionieri, ma vengono spogliati praticamente di qualsiasi diritto e subiscono abusi e violenze prima di venire venduti al miglior offerente. Il loro "valore" in questo caso non è dato tanto dalla loro forza fisica, ma da quella mentale, che è il fulcro del loro potere, e di fatto la loro condanna pare quella di sopravvivere (fino a quando i loro proprietari e aggressori non cambieranno idea, ovviamente) come mera fonte di energia a disposizione dei propri padroni, poichè Bomard utilizza la magia del sangue che sfrutta la tempra della persona o di terzi come punto d'origine. Non mi addentrerò troppo nella trama, perchè inciamperei facilmente in spoiler, ma posso dirvi che leggere alcune scene mi ha fatta fermare un momento la lettura, perchè non c'è niente di edulcorato in questa storia, nè di facilmente risolvibile.
Dove infatti spesso in altri libri si trova sempre il "colpo di fortuna inaspettato", qui dimenticatevene. Briony si trova a toccare il fondo e a confrontarsi con un odio fin troppo acceso nei confronti della propria nazione e con una noncuranza del valore della vita umana che non possono non colpire; sinceramente, il tutto risulta anche fin troppo attuale visto ciò che sta accadendo in questo momento nel mondo. A ciò si aggiunge anche una palese rappresentazione di una società patriarcale, di cui la stessa Briony, per quanto brillante e dotata, è stata vittima fin dall'infanzia. Condannata (ma ovviamente indottrinata a considerarlo come giusto) a essere l'ombra del fratello, la nostra protagonista è stata spinta dal padre a far sì che Rory emergesse e risultasse sempre il migliore, a discapito di se stessa, conscia che il proprio futuro si sarebbe con grande probabilità limitato a essere la sposa di chiunque potesse assicurare una buona alleanza politica con Evermore. Si può quindi immaginare come l'uscita di scena di Rory, ormai re di Evermore, sposti in un solo colpo tutta la responsabilità sulle spalle di Briory, che ora sente su di sé il peso della sorte di tutti i superstiti e questo, nel bene, nel male e nella sua testardaggine, la porterà a cercare di fare di tutto per aiutarli, rendendola un elemento attivo nella storia, piuttosto che totalmente focalizzata sulla propria di sopravvivenza.
Ogni passo è rischioso, ogni errore costa caro in questo racconto... Eppure pian piano Briony diventa sempre più intenzionata a non rimanere una pedina passiva e fare la differenza. Certo, è un personaggio perfetto? Assolutamente no, ma d'altra parte non sarebbe così credibile, altrimenti. Nei suoi modi impacciati Briony risulta molto più umana ed empatica di tante altre eroine, anche se ho il timore che proprio il suo tentare di incontrare le aspettative del suo popolo possa poi risultare come un'arma a doppio taglio nei confronti dei rapporti che al momento sta costruendo. Su questo, purtroppo, non si potrà fare altro che aspettare i prossimi volumi.
In ogni caso, al momento l'unico aiuto concreto che può ricevere, per quanto possa risultare strano (ma in realtà per me tutto torna già dalle prime pagine, è solo Briony che non c'è ancora arrivata #mainagioia), è quello di Toven. Lui, figlio di una famiglia appartenente agli alti ranghi della società di Bomard, il cui padre pare essere il più spietato dei generali, in realtà mostra un lato molto più umano di quanto facciano le persone attorno a sé. Credo che, assieme ai suoi familiari, sia il personaggio attualmente più interessante di tutto il libro perchè per quanto nella posizione "privilegiata" di essere parte dei vincitori, per quanto mi riguarda è evidente che Toven non ne condivida del tutto gli ideali e le azioni, ma comunque necessiti di mantenere una facciata tale che gli possa permettere poi di fare qualcosa di concreto contro chi al momento sta governando. Lo vedo un po' come un equilibrista su un filo teso di cui non si vede la fine, che deve destreggiarsi tra le varie relazioni politiche, le invidie contro di sé o la propria famiglia, e un piano che secondo me c'è e di cui non sappiamo ancora praticamente niente iniziato probabilmente da tempo.
E in tutto questo ci sono ovviamente i sentimenti per Briony che complicano tutto, e per quanto avessi voluto sbattere più volte la testa contro al muro nel vederlo lasciare che la Rosewood continuasse a inciampare in stupidi pregiudizi nei suoi confronti e non si decidesse a dichiararle i propri sentimenti, ho trovato assolutamente adorabile il suo cercare di proteggerla fino al limite delle proprie possibilità anche in situazioni in cui la scelta più facile sarebbe stata quella di cedere ad altro. Però ve lo dico, qui lo slow burn è proprio lento... Perciò bisogna solo sperare che ci siano soddisfazioni in futuro perchè sotto questo aspetto ne abbiamo ancora di strada da fare. Ciò non toglie che di scene interessanti ce ne siano e non faranno altro che farvi innamorare ancora di più di questi due zucconi. Speriamo solo in un minore tira e molla.
Dei personaggi secondari invece non posso dirvi molto, perchè nella situazione in cui si trova Briony i contatti non sono tanti, ma ci sono parecchie figure che compaiono ogni tanto tra scene nel presente e flashback su cui spero si possa approfondire in futuro; soprattutto, per quanto mi riguarda, vorrei ci fosse ancora più spazio per Serena e Orion Hearst, Finn, Larissa e Sammy, perchè credo possano avere storie interessanti da scoprire. Al contempo, temo tantissimo per il futuro di Cordelia, che credo forse sia stata un po' bistrattata immeritatamente da alcune scelte di trama per le quali sono curiosa di vedere come reagirà più avanti.
Abbiamo invece, al contrario, una bella dose di antagonisti interessanti da dover gestire (ve l'ho detto, non si può mai stare tranquilli) tra cui appunto Mallow, e devo dirvi che era da un po' che non trovavo un personaggio così crudele e al contempo non piatto. Di cattiveria ne si può mostrare a iosa, ma credo sia ben più difficile creare un villain che possa lasciare il segno nel lettore, tanto da odiarlo a propria volta e allo stesso tempo ammirarne l'ingegno o quantomeno chiedersi come possa sempre essere un passo avanti agli altri. Per di più è quasi un'inusuale antitesi il fatto che in una società patriarcale come quella presentata una donna sia riuscita non solo a ottenere il potere, ma anche obbedienza e timore nei propri confronti, inculcando una dottrina così feroce contro un'altra nazione senza che nessuno paia volerla mettere in discussione. Tra l'altro, da alcuni dettagli posti qua e là sono ormai convinta che ci siano delle motivazioni passate piuttosto profonde che muovano i gesti di Mallow, e sono davvero curiosa di sapere esattamente cosa le sia successo per renderla il "mostro" che di fatto è adesso. La sua ossessione per Briony e contro Evermore oltre all'essere palese ha un che di peculiare, tanto da farmi scalpitare per saperne di più. Certo, allo stesso tempo vorrei vederla sconfitta il più in fretta possibile e rinchiusa nella cella più buia al centro della terra, una cosa non esclude ovviamente l'altra! Ormai ogni volta che entra in scena mi vengono i brividi pensando a cosa potrà mai ancora capitare.
In ultimo, il sistema magico: al momento è rimasto abbastanza marginale, ma devo dire di trovarlo molto interessante. Anche qui spero che in futuro possa essere approfondito meglio, anche relativamente all'uso dei famigli o altre branchie di magia o pozionistica.
Insomma, forse ora potete capirmi quando vi dicevo prima che siamo davvero ancora all'inizio, e forse questo è il primo difetto che mi viene in mente relativo a questo libro: avendo effettivamente tanti flashback da presentare, e sicuramente ce ne mancano ancora per capire meglio determinati eventi o dinamiche anche interne a Bomard stessa, sarebbe stato bene aggiungere un po' più di pagine per portare un attimo più in avanti il racconto anche solo dal punto di vista di altri personaggi che per diversi motivi non possono essere vicino a Briony.
Oltre a ciò, non ho apprezzato per nulla la relazione tra la protagonista e Didion, perchè pur capendone il perchè (altro momento in cui avrei voluto dare una capocciata a qualcosa) non posso non provare pena per quel poveretto, anche se penso avrebbe potuto capire l'antifona da un po'. Detto questo, ho il brutto sentore che questa faccenda ritornerà prima o poi indietro come un boomerang a creare problemi a Briony, ma sinceramente un po' se lo meriterebbe anche. Detto questo, chi lo sa che invece un faccia a faccia a cuore aperto non sia un modo per crescere nell'ammettere i propri sbagli. Chi lo sa, vedremo dove ci porterà il prossimo libro. In ogni caso al momento il libro per me è promosso a pieni voti.
Però ora datemi il seguito, grazie.
Welcome to the Thrashers, the elite friend group at New Helvetia High.
They’re everything everyone wants to be.
Jodi Dillon was never meant to be one of them. Julian, Lucy, Paige, and the infamous Zack Thrasher are rich, sophisticated, and love attention. Jodi feels out of place, but Zack’s her childhood best friend, so she’s in.
Then Emily Mills, who desperately wanted to be a Thrasher, dies—and the whispers about the Thrashers begin. As Emily’s journal surfaces, detectives close in, and Jodi faces an impossible choice: betray her friends or protect herself.
But as eerie messages and strange occurrences escalate, it becomes clear—Emily isn’t done with them yet.
Recensione:
Voto: 3.75⭐!
Dopo aver amato così tanto Rose in Chains mi sono lanciata a leggere anche The Thrashers, che di certo non mi ha delusa. E che libro lettor*! E' come entrare in una centrifuga in cui non hai davvero idea di cosa stia davvero succedendo fino alla fine.
La storia in sè è piuttosto semplice, ma al contempo non fa che complicarsi e intrecciarsi più si va avanti col racconto in maniere a volte anche abbastanza sconvolgenti. Di fatto l'evento in sè non ha bisogno di tante spiegazioni sul come sia successo e su chi sia stato - almeno in apparenza - ma è il perchè, è il quello che c'è stato prima per arrivare al gesto di Emily che su cui si focalizza l'attenzione, portando alla luce più di una verità scomoda e una realtà tutt'altro che semplice.
Devo dire che Jodi mi ha fatto molta tenerezza ma in alcuni casi anche pena... Capisco benissimo il vedere in qualche modo i propri rapporti messi in discussione da nuove aggiunte nel gruppo, vivendo col timore di essere quella che prima o poi verrà lasciata fuori e per questo il cercare, in un modo o nell'altro, di barcamenarsi in nuove dinamiche risultando quella che è scontato che ci sia sempre a guardarti le spalle ma che forse, allo stesso tempo, non sa se può dire lo stesso dall'altra parte. E' chiaro anche perchè sia considerata "l'anello debole" da torchiare, e per questo ho altamente apprezzato il fatto che, pur confusa dai dubbi insinuatile da terze persone, non sia mai stata facilmente influenzabile in merito al proprio giudizio riguardo il resto dei Thrashers. Al contempo, proprio perchè secondo me è un personaggio caratterizzato da grande tenacia, avrei voluto che prendesse ancora più coraggio nell'affrontare i propri vari "amici" così da poter forse ripartire da capo nei propri rapporti in un'ottica più vera e sincera. Al contrario, invece, mi è parsa perdonare tanto, troppo, e forse nemmeno cercare in toto tutta la verità.
E se Lucy e Paige mi hanno più che altro irritata pur restando delle figure coerenti con loro stesse e ben delineate, anche se non del tutto cristalline, il mio preferito è Julian, che per quanto in molti casi esagerato nel suo essere tagliente e anche meschino, quantomeno è quello che tra tutti mi è parso il più onesto. In certe scene mi è piaciuto davvero molto (la chimica tra lui e Jodi poi in certi momenti era meravigliosa, anche se un po' ti chiedi esattamente da dove sia uscita fuori) e ho apprezzato come sia stato di fatto l'unico ad andare "contro" Zack e mettere un minimo in dubbio quell'aria di perfezione che sembrava in qualche modo renderlo intoccabile.
E proprio riguardo quest'ultimo, devo dire che sono stata tratta in inganno all'inizio anche io da quest'aria da golden boy/golden retriver un po' ingenuo, che invece è risultato molto più stratificato e con più ombre di quelle che si potrebbe pensare. Comprendo perfettamente il carisma che lo rende fulcro di attenzione, e ci sta, ma capisco meno questa sorta di fedeltà nei suoi confronti da parte di più di un personaggio, soprattutto da un certo punto della storia in poi.
Manipolazioni, gelosie, violenza, stalking... c'è davvero tanto in questo libro e purtroppo secondo me s'è toccata solo la superficie di un iceberg ben più profondo. Se poi pensiamo all'aggiunta dell'elemento soprannaturale, che rende il tutto non solo ancora più enigmatico e inquietante, ma anche aperto ancora ad altro, tutto The Thrashers mi fa pensare tranne l'essere uno standalone.
Perosnalmente ho terminato la lettura pensando che il finale presentato fosse pieno di troppe ingiustizie e con troppe poche risposte per essere finito così. Lo sbilanciamento nelle sorti dei personaggi mi pare eccessivo e poco equo, soprattutto visti i colpi di scena mostrati all'ultimo secondo. Diciamo che se questa era l'idea della Soto, ovvero di anticiparci l'arrivo di un secondo libro prima ancora di annunciarlo, allora c'è riuscita molto bene, altrimenti credo davvero manchi qualcosa.
Lo promuovo, quindi? Sì, perchè comunque sa prenderti in maniera tale da non poterlo smettere di leggere, ma secondo me qui sono state fatte scelte un po' più arrabattate di quanto invece è stato creato con Rose in Chains. In questo caso sarebbe stato più utile o eliminare sottotrame evitabili, o al contrario lavorare meglio per creare un'opera che risultasse più coesa e corale, dando il giusto spazio a tutto quello che c'era da dire e forse osando di più.
Che dire lettor*, credo che questa autrice abbia un grande potenziale che in alcuni casi riesce a esprimere al massimo, altri non troppo. Credo comunque che sia per il tipo di storia raccontata, che per le modalità di narrazione abbia sempre un che di peculiare che vale la pena provare.
Voi li leggerete? Aspetto anche un vostro parere!💙
Alla prossima recensione!
Chiara
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