Thursday 21 January 2021

RECENSIONE: Assedio e Tempesta di Leigh Bardugo - Review Party

 


Ciao a tutti lettor*!💚

Rieccoci qui con un altro appuntamento dedicato alla Regina del fantasy Leigh Bardugo. A pochi mesi dal ritorno sugli scaffali italiani di Tenebre e Ossa (di cui trovate qui la mia recensione), Mondadori pubblica anche Assedio e Tempesta, secondo libro della trilogia Grisha.

Siete pronti a tornare nella fredda e pericolosa Ravka, tra complotti e magia?

Io sono già lì.

Ringrazio intanto  @thegoldenreader per avermi chiesto di partecipare a questo secondo Review Party e @librimondadori per la possibilità di leggere questo libro in anteprima.

 

 Titolo: Assedio&Tempesta
Autore: Leigh Bardugo
Data di uscita: 19 Gennaio 2021
Editore: Mondadori
Pagine: 300
Prezzo: 18,90€ 

Trama: "Non sarà sempre così" dissi a me stessa. "Più tempo passerai da libera, più diventerà facile." Un giorno mi sarei svegliata da un sonno senza incubi, avrei camminato per strada senza timore. Fino a quel momento, mi tenevo stretta il mio pugnale sottile, desiderando sentire il peso sicuro dell'acciaio Grisha nella mano. Ricercata per tutto il Mare Vero, perseguitata dal senso di colpa per le vite spezzate a causa sua nella Faglia d'Ombra, Alina, la potente Evocaluce, sta cercando di ricostruirsi una vita con Mal in una terra dove nessuno è a conoscenza della sua vera identità. Tuttavia, questo dovrebbe averlo imparato, non si può sfuggire al proprio passato. Né, soprattutto, ci si può sottrarre per sempre al proprio destino. L'Oscuro infatti, che non solo è sopravvissuto alla Faglia d'Ombra ma ha acquisito anche un terrificante nuovo potere, è più determinato che mai a reclamare per sé il controllo della Grisha ribelle e a usarla per impossessarsi del trono di Ravka. Non sapendo a chi altri rivolgersi, Alina accetta l'aiuto di un alleato imprevedibile. Insieme a lui e a Mal combatterà per difendere il suo paese che, in balia della Faglia d'Ombra, di un re debole e di tiranni rapaci, sta andando rapidamente in pezzi. Per riuscirci, però, l'Evocaluce dovrà scegliere tra l'esercizio del potere e l'amore che pensava sarebbe stato sempre il suo porto sicuro. Solo lei infatti può affrontare l'imminente tempesta che sta per abbattersi su Ravka e nessuna vittoria può essere guadagnata senza sacrificio. Finché l'Oscuro vivrà – questo Alina lo sa bene – non esisterà libertà per il suo paese. Né per lei. Forse, dopo tanti tentennamenti, è infine giunto il momento di smettere di scappare e di avere paura. Costi quel che costi.

Voto: 4.7 stelle! ⭐

Recensione: riprendere in mano un libro della Bardugo rimane sempre un'emozione. Spesso quando si tratta di riletture e passa un po' di tempo si ha sempre paura di vedere il libro in questione con un occhio diverso: mi piacerà allo stesso modo? troverò difetti di cui prima non mi ero accorta? queste sono alcune delle domande più comuni che circondano quella normale aspettativa che uno normalmente ha. Devo dire che, dall'esatto momento in cui ho iniziato a leggere, la mia testa e il mio cuore sono rimasti strettamente incatenati a questo libro ancor più della prima volta. Ho adorato tornare a Ravka e, grazie a una traduzione in italiano godibilissima, sono riuscita a gustarmi ancora meglio le avventure del mio amato Siege and Storm, ovvero Assedio e Tempesta.

Il libro risulta scorrevole quanto se non più del precedente e, complice la non eccessiva lunghezza, si divora in pochissimo tempo (praticamente l'ho letto in un giorno e mezzo). Come il suo predecessore non è caratterizzato da un gran numero di avvenimenti, ma questo non vuol dire che risulti noioso. Al contrario, è disseminato di piccoli momenti ed elementi forse persino considerati superflui fino a che non se ne disvela il reale significato che, uniti insieme, porteranno poi al climax finale di questo secondo episodio della trilogia.
Di nuovo questa autrice ci ricorda che l'elemento vincente di un libro non è il lasciare il lettore perennemente in apnea per il susseguirsi continuo di eventi, ma è anche sapere quando dargli respiro e quando farlo osservare e ragionare, creando così un romanzo già più bilanciato e complesso.

La storia comincia non troppo tempo dopo gli avvenimenti di Tenebre e Ossa, mostrando un Paese sempre più nel caos: dopo il colpo di Stato dell'Oscuro insicurezza e terrore si sono diffusi in tutto il territorio, creando una spaccatura ancora più profonda di prima tra Primo e Secondo Esercito. Diffidenza e invidia per le differenze di trattamento avute in precedenza si tramutano ora in timore e rabbia, che portano i soldati a vedere i Grisha come dei potenziali nemici di cui diffidare, se non addirittura mostruosità da debellare, andando così a giustificare le posizioni radicali prese dall'Oscuro come le uniche possibili per poter sopravvivere. Nemmeno tra chi sembra non appoggiarlo vi è totale unità: Corporalki, Etherealki e Materialki rimangono fortemente divisi in fazioni, mentre il re non pare avere intenzione di muovere alcun passo per porre rimedio alla situazione, bardandosi probabilmente dietro la stessa convinzione che circola tra l'aristocrazia che prima o poi l'Oscuro rinsavirà tornando alla ragione e domandando semplicemente perdono.
Come se ciò non bastasse, in un clima interno così incerto, a cui ovviamente si aggiunge anche il problema del graduale ampliarsi della Faglia d'Ombra, si inseriscono anche le macchinazioni dell'Apparat, che approfitta della situazione per creare una sorta di culto religioso che si diffonde con fin troppa rapidità tra la gente comune, basato sulla figura martirizzata di Sankta Alina, morta appunto per difendere Ravka dall'evocatore d'ombra.

Fanatismo, conflitti, rabbia, la Bardugo ci dipinge una situazione drammatica con una vividezza di colori che non necessita nemmeno di troppe parole o eccessivi manierismi, mostrandoci le molteplici sfaccettature della guerra e di ciò che comporta anche in chi, purtroppo, può esserne solo mero spettatore o pedina.
Anche stavolta è Alina a farci da guida in tutto questo, permettendoci di venire coinvolti da ciò che accade ma allo stesso tempo di avere un occhio critico su ciò che si sta leggendo. Alina, sì, che ha tentato di mettere più distanza possibile tra lei e Ravka e alla fine si ritrova costretta a ritornarci, prima a forza e poi per scelta. D'altra parte, per quanto volesse dimenticare ciò che le è successo, sarebbe stata davvero capace di abbandonare una nazione intera al proprio triste - e abbastanza scontato - destino? Credo di no.
Pur giovane che sia e con le proprie fragilità, la Starvok risulta una protagonista che nel bene o nel male accetta non solo le proprie capacità, ma anche le responsabilità che ne derivano, per quanto pesanti possano risultare poi sulle sue spalle. Coraggiosa e caparbia, la nostra Evocaluce non si limita stavolta solo a essere spettatrice di ciò che accade  (come succedeva in Tenebre e Ossa) ma compie un passo in più: per quanto possibile, cerca di portare un cambiamento e di spingere i Grisha a riconoscersi come gruppo di pari che possono collaborare e aiutarsi tra loro, soprattutto in vista del confronto con l'Oscuro che tutti sanno prima o poi arriverà. Smette quindi di essere solo una mera arma da utilizzare ma diventa piuttosto una figura a sé stante in quella che pare essere una partita a scacchi a lungo termine per la salvezza di Ravka. Non si lascia comandare, non si limita a venire spostata da una parte all'altra ma prende decisioni, sceglie posizioni e lotta strenuamente per quello in cui crede anche quando questo vuol dire scontrarsi con le persone a cui tiene di più.
Al contempo deve fare i conti con l'accrescersi del proprio potere e soprattutto col suo legame con l'Oscuro, fonti di molteplici turbamenti che le attanagliano continuamente l'animo, che sembra spingerla a cercare di ottenere ancora più forza. D'altra parte, maggior potere vorrebbe dire riuscire a contrastare molto più facilmente il proprio nemico, quindi dovrebbe risultare la scelta giusta. Eppure, perchè allora percepisce come un vuoto dentro di sé e una fame, crescente, che vuole di più e mai si placa del tutto, facendola sentire incompleta? Di nuovo la Bardugo ci spinge a riflettere sul tema del potere: quanto di ciò che noi pensiamo necessario lo è davvero e quanto invece si arriva ad andare oltre fino a non riuscire più a fermarsi? Quando questa esigenza di potere sarà mai abbastanza e quanto potrà cambiarci?
Niente arriva senza lasciare un segno, soprattutto quando si tratta di qualcosa così ingente. Si è ammirati ma anche temuti, rispettati dopo essere stati a lungo appena riconosciuti, ma allo stesso tempo questa grande sensazione di controllo che finalmente si è ottenuta scivola, perchè il potere deforma, infetta, snaturando la percezione di sé e rendendo difficile riuscire a rapportarsi con gli altri in maniera sana. L'Oscuro ne è il perfetto esempio.
Per quanto le sue motivazioni iniziali, come già sottolineato in Tenebre e Ossa, potessero essere comprensibili, il modo in cui queste man mano si siano distorte e mescolate a una smania di controllo e di potere non può fare altro che portarlo a essere un personaggio senza possibilità di redenzione. Nel caso fosse rimasto qualche dubbio in merito, basta iniziare Assedio e Tempesta per avere chiaro come è e rimarrà l'antagonista principale di questa storia: ancora più potente di prima, crudele e soprattutto violento nel punire chi considera aver tradito la propria fiducia, l'Oscuro agisce senza scrupoli di morale considerandosi l'unica persona in grado di fare quello che è giusto per i Grisha e per Ravka. Non ha incertezze, non vacilla nemmeno di fronte ai sentimenti che può provare per Alina, che riconosce come eguale ma allo stesso tempo cerca di possedere e biasima per la sua incapacità di riconoscere che la sua visione è la sola da dover seguire.
Devo dire che questo rimane uno dei migliori personaggi creati dalla Bardugo. Complesso, tremendo nelle sue azioni e allo stesso tempo assolutamente accattivante. In questo libro non è eccessivamente protagonista diretto della scena ma allo stesso tempo la sua presenza si sente eccome. E' come un'ombra, fredda, maligna, che si cela in qualche angolo, pronta a colpire quando meno ce lo si aspetta e di cui percepisci la solitudine. Non puoi non esserne attratto quanto allo stesso tempo condannarne le azioni.

E quale altro avversario per questo personaggio senza remore poteva mai creare la Bardugo se non, Alina a parte, Nikolai Lantsov? Ingegnoso, scaltro e dall'intelligenza affilata, il nostro principe risulta un altro personaggio da non sottovalutare e largamente imprevedibile.
Dotato di una sana ironia, è una figura che bilancia la cupezza della storia in un continuo di battute e risposte che non possono non strappare almeno un sorriso. E' pressoché impossibile non essere affascinati da Nikolai proprio perchè, come ha dichiarato anche la Bardugo, non riesce mai a stare zitto. E' una di quelle figure talmente vive che bucano la pagina e soprattutto rubano la scena a qualsiasi altro personaggio, l'Oscuro compreso.
Ed è proprio tramite lui che ci viene presentato nuovamente il tema del potere, declinato però in un'altra veste: non si parla più di forza magica, ma in questo caso di potere politico, non tanto difficile da acquisire all'inizio quanto piuttusto estremamente complesso da mantenere e soprattutto consolidare. Si tratta di un complesso motivo di azioni, alleanze da stringere, facciate da mostrare e maschere da apporsi, in cui viene trascinata la stessa Alina e in cui spesso anche poche parole possono fare la differenza. Il punto focale rimane sempre poter non solo sopravvivere nell'alta società di Ravka ma anche ottenere in una posizione tale da poter effettivamente agire per la nazione. E quindi la Starvok smette di essere solamente una persona e diventa anche un personaggio, seguito e amato sì, ma anche tenuto d'occhio e di cui in qualche modo si limita la libertà. Purtroppo l'Evocaluce imparerà su se stessa che il mondo di corte e soprattutto quello delle alte sfere del potere è ancora meno luminoso di quanto già non immaginasse, ritrovandosi responsabilità e obblighi non voluti né graditi che non sa ancora fin quanto potrà accettare o assecondare.
Allo stesso modo anche Nikolai, ad una prima occhiata venale e leggero, presenta invece una personalità ben diversa dall'immagine che mostra al mondo: pieno di sfumature, sofferenze e anche di una solitudine che purtroppo non sembra mai lasciarlo del tutto nonostante riesca a cammuffare bene. A differenza di Alina infatti, è largamente abituato all'ambiente di corte e, sicuro del proprio ruolo, è pronto ad anteporre se stesso e i propri desideri per il bene del Paese e sì, anche della propria ambizione. Sa cosa c'è da fare e come farlo, anche se questo vuol dire sacrificare qualcosa che può ritenere importante, scontrandosi ovviamente con una più ingenua Evocaluce, che ovviamente non è disposta a lasciare tutto a favore di eventuale glorioso futuro in primis il proprio rapporto con Mal che vede gradualmente incrinarsi.

In Assedio e Tempesta i due orfani vengono infatti messi a dura prova, sebbene sia evidente che il loro amore sia puro e saldo. Invidie, paure, dubbi fanno da padroni in tutta la narrazione che, man mano, sembra portarli sempre più lontani l'una dall'altro benché siano fisicamente vicini.
Da una parte c'è Alina, che continua a vedere Mal splendere ed essere amato con facilità da tutti, e quindi crede che starà sempre meglio lontano da lei o che ancora un giorno si renderà conto di volere di più; dall'altra c'è Mal, intimorito dall'accrescersi del potere di Alina e delle conseguenze che questo ha su di lei, e soprattutto non ancora abituato alla sua nuova posizione tra i Grisha, che vorrebbe un rapporto più facile, senza interferenze e la sensazione costante che qualcuno possa portargliela via. Sbagliano spesso, fraintendono, ma non smettono mai di pensare al bene dell'altro proprio perchè per quante discussioni possano avere e quanto possano soffrire, questi due ragazzi si amano davvero. Credo proprio che la bellezza del loro rapporto, ma così come per tutti quelli che inizia davvero a creare Alina, sia proprio il fatto che risulti estremamente reale e vero, nei suoi pregi e difetti. Questi due ragazzi sono abituati a sopravvivere, perchè è quello che fanno sempre, devono solo trovare la chiave per poter vivere, vivere davvero, insieme.

Purtroppo però per quante rinunce e decisioni difficili si possano prendere, tutti i nostri protagonisti dovranno prendere atto che, alla fine, l'impossibilità di controllo su tutte le pedine presenti in gioco sarà l'unica variabile, spesso sottovalutata, a poter invece fare davvero la differenza.

 

Che dire lettori, come avrete ormai capito ho ADORATO questo secondo volume e spero che, come me, arrivati all'ultima pagina non vedrete l'ora di avere in mano il libro successivo. La Bardugo non solo affascina, ma di nuovo ci propone un'opera dall'ampio spazio di riflessione personale. Io non posso che adorarla e spero di essere riuscita a trasmettere anche a voi un po' del mio amore verso quest'opera o, se non conoscete ancora questa serie, ad avervi incuriosito abbastanza per darle un'occhiata!


Voi l'avete già letto? Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Nel frattempo, vi invito a leggere anche le recensioni delle altre mie colleghe del Review Party e approfitto per ringraziare ancora @librimondadori e @thegoldenreader per la possibilità!

Noi invece ci vediamo alla prossima recensione 💚


 -Chiara





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